Sunday 13 December 2015

The old woman with the mortar

Si racconta che la notte tra il 14 e il 15 giugno 1310, una vecchietta, affacciatasi alla finestra per vedere chi stesse facendo chiasso, facesse cadere il pesante mortaio che era poggiato sul suo davanzale e colpisse involontariamente il vessillifero di un gruppo di rivoltosi. Si trattava dei congiurati capeggiati da Bajamonte Tiepolo che stavano per attaccare il doge Pietro Gradenigo e il suo gruppo di fedelissimi. Partiti da Rialto, erano quasi giunti in Piazza San Marco e si trovavano alle Mercerie, precisamente sotto la Torre dell'Orologio all'altezza di Calle del Cappello Nero, dove appunto si trovava la casa dell'anziana Lucia Rossi (o secondo altre versioni Giustina Rossi). Il loro obiettivo era quello di rovesciare il partito aristocratico e di liberarsi del Doge Gradenigo. I congiurati si erano divisi in tre gruppi: due partivano da Rialto e proseguivano uno (quello capeggiato da Bajamonte Tiepolo) per le Mercerie e l'altro (quello capeggiato da Marco Querini) per Calle dei Fabbri superando il Ponte dei Dài; il terzo gruppo (capeggiato da Badoero Badoer) raccoglieva le genti padovane e veniva dalla terraferma attraverso la laguna. La leggenda vuole che la Rossi con la caduta del mortaio provocasse la rotta dei congiurati e salvasse il Doge. In realtà, al fallimento della congiura contribuirono due fattori importanti: la rivelazione della congiura fatta da  Marco Donà, congiurato poi ritiratosi, che avvertì il Doge permettendogli così di rafforzare la guardia e allertare i suoi alleati e la tempesta che infuriava su Venezia e rendeva molto difficile l'attacco, soprattutto quello del gruppo proveniente dalla terraferma. All'insaputa dei congiurati, gli armati del doge li attendevano in Piazza San Marco. Nello scontro morirono molti ribelli e tra questi anche il Querini col figlio Benedetto. Il Tiepolo fu costretto al l'esilio per 4 anni in Schiavonia (anche se, in realtà, dopo meno di un anno si trovava a Padova e più tardi a Treviso). Il Badoer fu catturato a Fusina, torturato e decapitato. Come sempre l'architettura conserva i segni della storia. In Calle del Cappello Nero sopra il sottoportico si trova un bassorilievo della vecia del morter per ricordare l'anziana che salvò il doge. A lei e ai suoi discendenti fu concesso come ringraziamento di non pagare l'affitto. Nel 1364, dopo che la casa di Bajamonte fu abbattuta, venne messa al suo posto una colonna d'infamia. Il luogo divenne pubblico e fino alla fine della Serenissima fu proibito costruire case in quest'area. La colonna in seguito venne danneggiata da un complice di Bajamonte, il quale fu punito col taglio di una mano, la perdita degli occhi e l'esilio. Adesso rimane solo una pietra con un'incisione 'LOC. COL. BAI. THE. MCCCX' all'angolo di Campo Sant'Agostino. 
Del palazzo Ca' Granda dei Querini rimarrebbero solo le arcate del Mercato del Pesce di Rialto rivolte verso il Campo delle Beccarie e gli stipiti e alcuni marmi che sarebbero stati donati alla chiesa di S. Vio e sono ancor'oggi visibili.
A seguito della congiura venne creato il Consiglio dei Dieci, ma di questo parleremo più tardi...

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